A proposito. “Caro giovane amico. . . . Guardo la stalla di Betlemme…
TRIGESIMO.
Nel trigesimo dalla scomparsa dell’Amministrazione precedente, un quotidiano locale ha pubblicato il 4 novembre u.s. una lunga nota dell’avv. Bruno Ballardini, intesa ad analizzare il ‘caso Riva’.
Nell’omelia della Messa celebrata nella Basilica di S.Pietro domenica 15 novembre u.s. Papa Francesco esortava a ‘impegnare il tempo presente senza nostalgie per il passato’: richiamo che condivido, al punto che con le riflessioni e con gli ulteriori chiarimenti, che seguono, penso proprio di considerare conclusa, almeno da parte mia, la fase di ponderazione post-elettorale in ambito rivano.
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Poiché l’ex Sindaco di Rovereto (rivano -se non sbaglio- di nascita ed ex presidente della nostra Fraglia della Vela), in quella Sua lunga nota, ha avuto la compiacenza di citarmi più volte, richiamando un paio di miei interventi, pubblicati lo scorso mese in questo mio spazio di riflessione, non posso esimermi dall’utilizzare nuovamente questo stesso strumento per alcune considerazioni conseguenti, indotte anzitutto dalla stima, che ho sempre coltivato nei confronti dell’Autore.
Accetto, in premessa, che qualche elemento possa esserGli sfuggito, in ragione della distanza e della non completa conoscenza delle più recenti rivane cose.
Dico non completa, perché non è difficile cogliere nel lungo testo spunti derivanti soltanto dalla interpretazione delle vicende nostrane offerta sin da subito dalla ristretta cerchia tutoriale della ex maggioranza, intenzionata a lasciare a futura memoria l’indicazione che l’esito infausto della votazione di ballottaggio sia stato colpa di terzi e che chi ha prevalso sia politicamente e moralmente indegno della vittoria.
Continuo a pensare che sarebbe stata e sarebbe ancora utile, piuttosto, una approfondita verifica autocritica, da parte della passata maggioranza consiliare rivana, sui motivi della sconfitta.
Verifica da condurre anche attraverso una analisi di limiti, problematiche, errori nella trascorsa gestione: citare, come leggo nel testo roveretano, la vicenda dell’area ex Cattoi facendo dell’ex Sindaco quasi un martire di foschi interessi privati, dimenticando che l’errore strategico della sua gestione è stato quello di non acquisire a patrimonio pubblico, per tempo, quell’area, mi pare proprio una grave mistificazione della realtà.
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Valutando il testo roveretano in linea generale, mi permetto di indicare il suo limite principale in quel senso di superiorità politica e morale, che da esso promana: mi pare quasi espressione di un antico vezzo culturale di parte, ancora presente in taluni ambienti della borghesia trentina e che riesce a trovare spazio in altri ambienti culturalmente più deboli o confusi (penso, per esempio, a due interventi apparsi sui giornali locali lungo lo scorso mese di ottobre: l’uno, greve e sconclusionato, espressione adolescenziale della prima ora dopo la sconfitta; l’altro, dal ragionamento politico altrettanto incomprensibile e comunque inutilmente offensivo).
Aggiungo che nel testo roveretano mi hanno colpito (a prescindere dal fatto che molte fossero riferibili al sottoscritto) talune vere e proprie ‘cadute’ di stile.
Per esempio: se una persona giustifica proprie scelte di vita come dettate da valutazioni sulla propria salute, francamente l’ironia del commento pare indelicata.
Così mi pare indelicata nei confronti della sia pure minoranza cattolica della popolazione la sottostima del valore insieme religioso e civile della processione votiva dell’Assunta: da cittadino italiano di religione cattolica, residente a Riva del Garda, ne sono, invece, fiero e convinto sostenitore.
Così ancora mi pare indelicata la sottostima del significato di un passaggio delle consegne, elemento formale e sostanziale in un ‘cambio della guardia’ alla guida del Comune: chi esce di scena ha l’obbligo civile e politico di riconoscere a chi entra in scena la pienezza del ruolo e ha l’obbligo, conseguente, di rendere edotto il successore circa le principali pratiche amministrative in corso, perché la città va avanti e chi ne aveva la responsabilità non può sottrarsi per alcun motivo ad un così elementare rispetto istituzionale.
(Volessimo fare un facile paragone -con le debite proporzioni, ovviamente- sarebbe immediato un riferimento a quanto sta accadendo in questi giorni negli Stati Uniti d’America).
Da semplice cittadino e da ex amministratore comunale mi ero dichiarato mortificato (che c’entra l’ironia ‘imperiale’ usata in questo caso nel testo?) per la mancanza di quella sensibilità da parte dell’ex Sindaco.
Naturalmente ho poi preso atto che -con pragmatismo tutto femminile- la Sindaco Santi ha constatato che le consegne non le erano e non le sarebbero mai state fatte e ha deciso opportunamente di procedere senza ulteriori attese.
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Circa la ricostruzione delle diverse fasi, che hanno caratterizzato il periodo elettorale in città, mi permetto solo di sottolineare che, se avesse voluto fare un ragionamento politico di prospettiva, sarebbe stato sufficiente che la coalizione di Mosaner (in esito al primo turno) offrisse un effettivo apparentamento alla coalizione di Malfer, ricostruendo così un ampio centro sinistra autonomista gardesano, foriero non solo di un buon risultato al ballottaggio, ma anche della possibilità di esprimere una candidatura locale potenzialmente forte alle prossime elezioni provinciali.
Si è preferita un’altra strada, da parte della maggioranza uscente: chiediamoci perché.
La spiegazione più convincente e semplicemente rivana è quella della idiosincrasia personale da parte degli esponenti più in vista della maggioranza uscente nei confronti degli esponenti della coalizione di Malfer, a vario titolo allontanati o reietti dai primi nel corso dell’ultimo quinquennio e quindi proscritti anche in questa fase, nonostante il loro risultato elettorale di poco inferiore al 30 % .
Senza contare che, seguendo la strada arcense (no ad apparentamenti), a fronte di una vittoria al ballottaggio, sarebbero potuti entrare in Consiglio ulteriori esponenti della vecchia maggioranza, altrimenti costretti a tornare semplici cittadini.
Quindi si è scelto un approccio ideologico, contestando l’apparentamento Santi-Malfer all’insegna del baluardo democratico contro la deriva populista e fascista.
Forse un po’ troppo per la latitudine rivana: dove tutti si conoscono e dove la disaffezione di una parte consistente della cittadinanza nei confronti dell’Amministrazione uscente era cosa ben nota.
L’elettorato -sovrano- ha optato per una alternanza di persone e per una parziale alternanza di riferimenti politici alla guida della Civica Amministrazione: personalmente ne prendo atto ‘sine ira et studio’.
Al termine di questa consiliatura le cittadine e i cittadini rivani avranno modo di esprimere con il voto la loro valutazione dell’operato di questa Sindaco e della sua maggioranza.
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Circa il tema, pure trattato nel testo roveretano, riguardante i valori e gli ideali in gioco e nello specifico l’antifascismo, ritengo che, a presidio della tenuta democratica in riva al Garda, valgano -anzitutto- la convinzione e la testimonianza personali (evitando, possibilmente, di emettere -in merito- patenti di maggiore o minore credibilità dei singoli).
Ritengo, poi, che valgano lo studio e il costante approfondimento dei temi connessi (la libertà, anzitutto, che difenderei sino alla fine, proprio nella completezza della sua declinazione, comprese la libertà di pensiero e la libertà di coscienza).
Ancora, ritengo che valgano l’ascolto degli anziani ed anche l’ascolto reciproco, nel rispetto delle coscienze, come esercizio di tolleranza e di inclusione.
Infine, sono convinto che valgano anche i comportamenti, perché (e qui mi riferisco a molteplici episodi di questi ultimi anni sulla scena ‘politica’ rivana) l’offesa greve e immotivata, la maldicenza, la delegittimazione personale, l’esclusione dal novero degli interlocutori, sono segnali inequivocabili che quel modello di destra, che si vuole contestare, ha forse preso dimora proprio nei comportamenti di chi ritiene di stare ‘dalla parte giusta’.
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Penso che sia giunto davvero il tempo per percorsi di formazione alla politica, che ci facciano uscire dai parametri angusti dei piccoli centri di potere personali e ci aprano ad un modo di pensare e di agire da cittadine e cittadine anzitutto consapevoli, poi -se del caso- anche ‘di parte’, comunque capaci di vedere negli scranni di Palazzo Pretorio (o di altri Palazzi o delle società pubbliche) soltanto uno dei possibili obbiettivi per ‘fare politica’.
E’ un auspicio, che anche altre persone a Riva del Garda condividono, per una piena valorizzazione di quel ‘Liberaliter’, motto impegnativo, che sventola a poppa del veliero sovrapposto alla corona di città nello stemma del nostro Comune.
Claudio Molinari
Riva del Garda, 18 novembre 2020.