Attività poliedrica per la città: ricordando il maestro Mario Matteotti.
Si chiude, dunque, ad età veneranda la vicenda terrena del maestro Mario Matteotti. Lo ricordo,…
mercoledì, 27 Novembre 2024
Si chiude, dunque, ad età veneranda la vicenda terrena del maestro Mario Matteotti. Lo ricordo,…
Ricorreranno mercoledì prossimo 24 marzo i vent’anni dalla morte di mons. Alessandro Maria Gottardi, pastore della nostra Chiesa tridentina dal 1963 al 1988.
Questo presule sentì come suo dovere quello di formare il clero e il popolo a lui affidati secondo il modello proposto dal Concilio, alle cui ultime tre sessioni aveva partecipato direttamente: il suo ricco Magistero di omelie e di lettere pastorali offre precisa testimonianza in tal senso.
Il culmine di questo suo impegno fu raggiunto con l’indizione, la preparazione, la celebrazione del diciannovesimo Sinodo diocesano tridentino.
Nei primi Anni Ottanta del secolo scorso mons.Gottardi, seguendo in questo anche una sua peculiare indole, sistematizzò un percorso di Chiesa verso il Sinodo: la Visita pastorale, il Biennio Eucaristico, la successione di incontri e gruppi di lavoro per la predisposizione dell’Instrumentum laboris fino al Documento base, furono i binari entro i quali, fra il 1982 e il 1985, si svolse quel cammino, molto coinvolgente anche per il laicato.
A S.Vigilio del 1984 l’Arcivescovo nominò i membri del Sinodo: mi ritrovai tra i 109 laici ‘aggregati’.
Personalmente ricordo la diffusione del Documento base e la predisposizione di proposte sui diversi argomenti in appositi incontri parrocchiali. Ricordo lo zelo, per esempio, degli arcipreti di Riva del Garda mons. Libera e di Arco mons. Flaim nel coinvolgere i laici. Così come ricordo l’assemblea zonale pre-sinodale con il Vicario mons. Visintainer e l’attivissimo don Valentino Felicetti, che fu poi segretario ‘generale’ del Sinodo, durante le assemblee diocesane, che si tennero presso il Collegio arcivescovile dal settembre al novembre del 1985.
Fu, quella, un’esperienza di Chiesa bella e impegnativa: lo stesso Arcivescovo garantì sempre la libera espressione delle idee di tutti, sacerdoti e laici. Le relazioni introduttive delle singole sessioni, così come le omelie delle relative Messe restano nella memoria per la loro incisività: mons. Gottardi le affidò a diversi suoi sacerdoti, che seppero essere di stimolo a tutti i sinodali.
Mi ritrovai poi in una delle commissioni, che furono chiamate dall’Arcivescovo ad elaborare le Costituzioni finali. In particolare, fui inserito in quella per il primo ambito, relativo alla Chiesa. Mons. Gottardi seguiva da vicino quei lavori di preparazione e sollecitava che venissero valorizzati al massimo i contributi scritti predisposti e consegnati dai diversi partecipanti alle assemblee. Posso testimoniare che, nella stesura finale delle Costituzioni, diversi di quei contributi sono riportati alla lettera, pure in un contesto complessivo, che fu curato personalmente dall’Arcivescovo, per una omogeneità di fondo.
Il testo delle Costituzioni sinodali, intitolato “La famiglia di Dio sulle strade dell’uomo”, si compone di quattro capitoli (ambiti): Chiesa, Annuncio, Celebrazione, Testimonianza. L’Assemblea conclusiva del Sinodo fu il 23 novembre del 1986: mons. Gottardi, quel giorno, firmò le Costituzioni sull’altare di S.Vigilio, in Cattedrale.
In un secondo volume erano raccolti gli Atti e i documenti più significativi del percorso sinodale.
Le Costituzioni furono oggetto della conclusiva Visita pastorale di mons. Gottardi alla sua Diocesi, realizzata nelle sedi delle allora delegazioni zonali nella primavera del 1987, per una prima diffusione di quei contenuti presso il popolo di Dio.
A vent’anni dalla morte sento di dover esprimere la mia personale gratitudine all’antico Pastore per quel peculiare itinerario sinodale. Insieme, quando ci penso, mi viene di chiedere scusa alla sua memoria, perché -come mi capita di dire spesso- quelle Costituzioni sono le ‘grandi dimenticate’ della vicenda ecclesiale tridentina del Ventesimo secolo.
Nello stesso tempo, tuttavia, quell’ormai lontana esperienza ecclesiale locale mi sembra interpelli ancora la nostra coscienza di laici in queste settimane, nelle quali è echeggiato il forte richiamo di Papa Francesco alla Chiesa che è in Italia affinché intraprenda con decisione un percorso sinodale.
Lo ha fatto incontrando a gennaio l’Ufficio catechistico della C.E.I. e ricordando che già nel 2015, al convegno ecclesiale di Firenze, aveva sollecitato la Chiesa italiana a muoversi in tal senso.
Il richiamo pontificio non ha lasciata insensibile la Presidenza della C.E.I., che dopo poco, a febbraio, ha presentato al Papa una proposta sintetica per un “primo impulso” all’ipotetico percorso verso il Sinodo nazionale.
Percepisco la difficoltà, quasi la fatica, dell’episcopato italiano ad avviare tale percorso: ne è prova, anzitutto, l’estremo ritardo nel rispondere a quell’ormai datato primo stimolo fiorentino del Papa.
Capisco, ma non condivido, la preoccupazione di ‘dare la parola’ alla base in un momento di grande trasformazione sia ideale, sia sociale, con le incertezze e i dubbi, con le rivendicazioni e gli individualismi, con i pochi altruismi e i troppi egoismi che si palesano in ogni dove, dentro e fuori la Chiesa.
Viceversa, penso che questo sarebbe proprio il tempo opportuno perché si avviasse un percorso, attraverso le parrocchie e le singole diocesi (“comunità per comunità, diocesi per diocesi”, come ha suggerito il Papa), per arrivare al momento assembleare nazionale conclusivo, non secondo uno schema predisposto per fare bella figura, ma nella libertà dei figli di Dio.
Verso nuovi orizzonti di Chiesa, con un forte radicamento biblico e un orientamento pastorale espressione aggiornata del Concilio Vaticano secondo.
Credo che tutte le componenti ecclesiali, rinvigorite da una convinta preghiera allo Spirito Santo, potrebbero sentirsi stimolate a offrire il meglio di sé per il futuro prossimo di una Chiesa italiana estremamente bisognosa di rinnovamento.
Riva del Garda, 15 marzo 2021.
Claudio Molinari