Attività poliedrica per la città: ricordando il maestro Mario Matteotti.
Si chiude, dunque, ad età veneranda la vicenda terrena del maestro Mario Matteotti. Lo ricordo,…
giovedì, 21 Novembre 2024
Si chiude, dunque, ad età veneranda la vicenda terrena del maestro Mario Matteotti. Lo ricordo,…
Un itinerario alla riscoperta di capitelli e di altri ‘segni’ del sacro in città, oltre alle chiese, può vederci partire dalla piazzetta Marocco, proprio di fronte alla cosiddetta Casa del Vescovo: lì troviamo il capitello di S. Rocco, al quale erano devoti gli abitanti di quello storico rione del centro città.
Nella chiesa arcipretale fungeva in qualche modo da capitello a sé stante l’altare dell’Addolorata, perché ogni 15 settembre veniva calata la splendida tela del Graffonara (che tuttora ammiriamo) e appariva, appunto, la nicchia dove era conservata (e in quella data esposta) la statua lignea della Madonna Addolorata, ora temporaneamente in deposito presso il Museo Alto Garda. Le erano devote soprattutto le lavandaie, che numerosissime affollavano i lavatoi a lago, scomparsi dopo la prima guerra.
A lato della chiesa arcipretale, lungo via Mazzini, una piazzetta ci ricorda il sito dell’antica Cappella di Santa Croce, abbattuta da un bombardamento nel luglio del 1918: ne resta memoria grazie alla riproduzione su zinco della grande tela della ‘Esaltazione della croce’, opera del Graffonara, posta ora in fondo alla piazzetta.
Se saliamo lungo via Ardaro, troviamo all’inizio, sulla destra, il bel capitello mariano di casa Mielli, al quale i restauri hanno restituito visibile la Madonna in trono.
Nel giardino della adiacente Casa di Riposo ci accoglie la statua bronzea benedicente di S. Pio da Pietrelcina.
Più avanti il disadorno doppio capitello ‘delle Anime’ sul bivio omonimo, che vigila sui percorsi che da lì si dipartivano, uno verso il monte e l’altro verso Varone.
Se saliamo verso il monte, a S. Giacomo è notevole la cappella, privata, ma con accesso dalla pubblica via, dedicata a S. Francesco di Paola, in attesa di restauro.
Sempre a S. Giacomo è interessante il risultato raggiunto dal restauro del capitello dedicato al Patrono della località. Fra tanti dettagli, tutti rimarchevoli (l’altare, il cancelletto, la volta, la campanella ora elettrificata, la fontanella, il percorso esterno) è interessante il richiamo al grande pittore Pietro Ricchi, poiché sopra l’altare del capitello è posta la riproduzione su zinco del dipinto dell’Ultima cena, realizzato proprio dal Ricchi per il refettorio del convento dell’Inviolata, opera ora restaurata e pure provvisoriamente depositata presso il Museo Alto Garda.
Proseguendo, invece, dal bivio delle Anime verso Varone, arriviamo in breve al capitello di S. Cassiano, memoria della antichissima chiesetta, ora nuovamente visibile ai suoi piedi, con una tavola lignea di matrice schiettamente popolare.
Ancora più avanti c’era la croce del Marone, fra due cipressi: andata in rovina, ora ne è stato recuperato il basamento in pietra e spostato di fronte alla primitiva posizione, sempre all’imbocco della vecchia strada per Varone. Basterebbe veramente poco per ricollocarvi la croce, ricordando che era uno dei luoghi di sosta delle processioni delle ‘rogazioni’ in anni ormai lontani.
Arriviamo poi al capitello, privato, intitolato a S. Mercede, all’ingresso del fondo già Bernardinelli, proprio di fronte al cimitero di Varone.
Sul lato meridionale del compendio della chiesa vecchia di Varone c’è poi il capitello di S. Antonio, curato e venerato dagli abitanti della contrada.
Sul bivio fra la strada statale e la via Chiesa vecchia, addossato alla casa d’angolo, un ben mantenuto capitello mariano ci accoglie con la scritta (in evidenza) ‘Ave Maria’.
Poco più avanti, sulla casa d’angolo all’ingresso della piazza della chiesa di Varone, appare un altro capitello mariano affrescato.
Ancora a Varone, ma nella parte alta del paese, c’è un altro capitello, intitolato a S. Rocco, con una bella e nuova pala di artista contemporaneo.
Passando vicini alla cappella funeraria classicheggiante della famiglia Muzzio, in via Fornasetta, se scendiamo all’Albola seconda vi troviamo il capitello di S. Rocco, ottocentesco, molto venerato e curato dagli abitanti della zona.
Al Rione Due Giugno, sul limitare verso l’Ischia, c’è il capitello dedicato a S. Giuseppe, promosso da alcune famiglie locali.
A S. Nazzaro, il capitello dedicato a quel santo è incorporato in un muro di cinta ed è stato valorizzato nel contesto dei lavori di realizzazione di nuovi edifici e al restauro di quelli esistenti nel compendio adiacente, all’interno del quale si intuisce la struttura della cappella (privata) della antica casa padronale.
Al confine comunale, a S. Tomaso, sulla destra salendo verso Arco, c’è il capitello mariano realizzato decenni fa, con il suo stile inconfondibile, da Domenico Miorelli.
In zona, al bivio del Fangolino, nel 1984 è stata ricostruita dalla popolazione la Croce della frazione di S. Tomaso.
Sempre in zona, all’incrocio fra via S. Tomaso e via Pasina, inserito nel muro della casa d’angolo c’è un piccolo capitello dedicato a S.Antonio.
Al cimitero del Grez piace ricordare la grande Croce in pietra, con basamento quadrangolare a tre gradini, lì trasferita nell’anno 2007, a seguito della completa dismissione del vecchio cimitero di Piazza d’armi, al centro del quale era stata eretta originariamente. (Anche il portale in pietra del cimitero del Grez e, subito all’interno, il ‘pilo’ maroniano provengono dal vecchio cimitero).
Scendendo verso il centro, lungo via Grez troviamo anzitutto la chiesetta di S. Anna, costruita lì con il concorso della cittadinanza nell’anno 1931, a ricordo della vecchia chiesetta di S. Anna, che era situata all’attuale incrocio fra le vie Nino Pernici e Damiano Chiesa, fungendovi da chiesetta cimiteriale per l’allora cimitero di Piazza d’Armi, demolita dopo la prima guerra mondiale, perché ormai fatiscente.
Proprio all’inizio di via Grez, sul ponte del torrente Albola, sull’angolo di casa privata c’è un bel capitello con Santi, ben conservato.
All’Oratorio parrocchiale di viale dei Tigli, su iniziativa di cittadini, è stato eretto nel 2004, a centocinquanta anni dalla proclamazione del dogma dell’Immacolata, un capitello mariano, con statua lignea della Vergine, opera di scultore gardenese.
Sul lato meridionale del compendio dell’Inviolata c’è la cappellina che concludeva il ciclo della Via Crucis lungo il muro di cinta che, salendo dalla antica chiesetta di S. Anna, arrivava fino alla fontana del Mosè. Nella cappellina è collocata la riproduzione su zinco di una bella tavola lignea raffigurante la Deposizione, il cui originale, restaurato, è conservato nella sagrestia della chiesa arcipretale.
All’interno del compendio dell’Inviolata ci sono, dismessi delle rispettive immagini sacre, due capitelli comunque conservati, con colonnine esterne: uno è nel cortiletto verso sud, alle spalle della cappellina della Via Crucis; l’altro è nel cortile, che separa il convento dal Conservatorio, proprio ai piedi del campanile.
Se ci spostiamo ad oriente, troviamo in via Padova il bel capitello dedicato a S. Luigi Gonzaga, dove c’era un tempo la trattoria omonima.
Al Brione c’è il capitello di S. Rocco, curato e venerato dai residenti, all’inizio della strada di accesso alla ‘cort dei Montagni’.
Più avanti, scendendo verso il lago, ai margini del compendio delle vecchie caserme austriache (ora case popolari) c’è il capitello dedicato a S. Nicolò, con pregevole lastra in ceramica di autore contemporaneo.
Sul confine comunale, dietro il monte Brione, sul lungolago è stato restaurato e restituito alla sua funzione (anche se molti lo utilizzano ancora -con alterne fortune- come trampolino) il capitello mariano (?), ricordato anche da stampe antiche.
Rientrando verso il centro città da Est, giunti al Porto S. Nicolò ricordiamo la grande statua in ferro del Cristo Silente, deposta nelle acque prospicienti a benedizione del lago di Garda.
Procedendo sul lungolago possiamo vedere il capitello della Madonna del lago, su un isolotto privato nei laghetti a lato della ‘Purfina’, opera -purtroppo ora monca delle mani- del professor Aroldo Pignattari.
Sul lungolago, appena fuori del compendio Miralago, in uno spuntone cementizio delle fortificazioni che costellavano quella zona, c’è un piccolo capitello mariano, ripristinato alcuni anni fa da ex alunni murialdini.
Giunti ormai al limitare del centro cittadino, sul ponte del torrente Albola, fra viale Carducci e viale Rovereto, ci accoglie il capitello gotico del Cristo morto, il cui originale, restaurato, è conservato presso il Museo Alto Garda.
Arrivati in centro, sotto i portici prospicienti il porto in piazza 3 Novembre troviamo, su casa privata, un piccolo capitello con un affresco raffigurante una Madonna con Bambino.
Entrati in piazza S. Rocco, possiamo soffermarci di fronte alla Pietà bronzea di Aroldo Pignattari, che orna il sacello dei Caduti, per concludere poi questo percorso ammirando l’abside della chiesetta di S. Rocco, con la statua lignea di questo Santo, al quale la città era evidentemente molto legata, considerando il numero di capitelli a lui dedicati.
Possiamo salire lungo la vecchia strada del Ponale e, giunti quasi all’alpestre frazione di Pregasina, fermarci ad ammirare un incantevole panorama verso il lago e verso la città sullo slargo ove è posta la grande statua in pietra della Madonna ‘Regina mundi’, opera dello scultore fra’ Silvio Bottes, che un tempo era collocata a lato della canonica arcipretale, in piazza Cavour.
Nella elencazione ci sono senz’altro omissioni: certamente, per esempio, mancano tutti i piccoli capitelli eretti per devozione all’interno delle proprietà private.
Non mancano, dunque, i segni del sacro nella nostra Riva del Garda, che troppi commentatori preferiscono ricordare solo come la capitale dello svago trentino: in quella che le cronache definiscono come la sua epoca d’oro, evidentemente c’era anche chi lasciava in città altri segni per il futuro.
Quando saremo capaci di fare sintesi identitaria di questa nostra comunità?