Attività poliedrica per la città: ricordando il maestro Mario Matteotti.
Si chiude, dunque, ad età veneranda la vicenda terrena del maestro Mario Matteotti. Lo ricordo,…
giovedì, 21 Novembre 2024
Si chiude, dunque, ad età veneranda la vicenda terrena del maestro Mario Matteotti. Lo ricordo,…
Iniziando quest’anno 2024 mi pare auspicabile un ‘salto di qualità’ nelle relazioni tra le persone che sono temporaneamente (anche questo avverbio vale la pena ricordare nello specifico) impegnate nella politica, a livello nazionale o provinciale, come tra le persone che sono (altrettanto temporaneamente) impegnate nella amministrazione pubblica comunale.
Penso a tutte le persone, sia a quelle che rivestono ruoli gestionali, amministrativi o governativi, sia a quelle che rivestono ruoli deliberativi ovvero legislativi in seno alle maggioranze o alle minoranze nelle diverse assemblee elettive.
Alla normale e doverosa dialettica democratica basterebbe, per essere credibile e produttiva, una diligente applicazione al ruolo istituzionale da ciascuna persona occupato, nel sistematico rispetto reciproco.
A supporto di tali considerazioni ho trovato conforto sia nel discorso di fine anno 2023 del nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sia in una testimonianza citata da Papa Francesco nel libro a lui intitolato, edito nel 2023, contenente una sua ampia intervista con i giornalisti Ambrosetti e Rubin.
Sono riflessioni di valore, che richiamano all’urgenza di una personale conversione ad uno stile comportamentale qualitativamente esemplare.
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Estratto dal discorso del 31 dicembre 2023 del nostro Presidente della Repubblica.
Per conseguire la pace non è sufficiente far tacere le armi. Costruirla significa, prima di tutto, educare alla pace. Coltivarne la cultura nel sentimento delle nuove generazioni. Nei gesti della vita di ogni giorno. Nel linguaggio che si adopera. Dipende, anche, da ciascuno di noi. Pace, nel senso di vivere bene insieme. Rispettandosi, riconoscendo le ragioni dell’altro. Consapevoli che la libertà degli altri completa la nostra libertà. Vediamo, e incontriamo, la violenza anche nella vita quotidiana. Anche nel nostro Paese. Quando prevale la ricerca, il culto della conflittualità. Piuttosto che il valore di quanto vi è in comune, sviluppando confronto e dialogo. …
Penso alla pessima tendenza di identificare avversari o addirittura nemici. Verso i quali praticare forme di aggressività. Anche attraverso le accuse più gravi e infondate. Spesso, travolgendo il confine che separa il vero dal falso. Queste modalità aggravano la difficoltà di occuparsi efficacemente dei problemi e delle emergenze, che cittadini e famiglie devono affrontare giorno per giorno. …
Ascoltare, quindi; partecipare; cercare, con determinazione e pazienza, quel che unisce. Perché la forza della Repubblica è la sua unità. Unità non come risultato di un potere che si impone. L’unità della Repubblica è un modo di essere. Di intendere la comunità nazionale. Uno stato d’animo; un atteggiamento che accomuna; perché si riconosce nei valori fondanti della nostra civiltà: solidarietà, libertà, uguaglianza, giustizia, pace. I valori che la Costituzione pone a base della nostra convivenza. E che appartengono all’identità stessa dell’Italia.
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Estratto dal volume ‘Papa Francesco. Non sei solo’.
(giornalista) Molti faticano a trovare dei bravi politici…
(Papa Francesco) Però ce ne sono. Vorrei citare l’esempio di un politico argentino che si è ammalato di sclerosi laterale amiotrofica, una malattia del sistema nervoso che indebolisce i muscoli e che al momento è incurabile. Come ogni politico, avrà avuto i suoi successi e avrà commesso i suoi errori, però è una persona che rispetto molto. Quando nel 2021 si è aggravato, ha rinunciato al seggio di senatore e, nonostante avesse difficoltà a parlare, si è congedato con un discorso molto toccante, nel quale ha riassunto una grandezza formidabile, senza andare contro nessuno, ma invitando invece al dialogo e alla ricerca del consenso. Vorrei leggerne un passo:
“Mi piacerebbe che il mio passaggio in questa istituzione fosse ricordato per la mia ricerca costante del consenso attraverso il dialogo. Dialogo inteso come condotta attiva, di apertura e di generosa curiosità, in cui chi vi prende parte si apre all’ascolto della persona che ha davanti. È questo, per me, il valore più importante e al tempo stesso più carente nella politica argentina: la possibilità di capire che gli avversari non sono mai nemici e rappresentano una parte degli argentini i cui valori, interessi e desideri sono importanti come quelli di tutti gli altri e che si può dialogare, negoziare e trovare un punto d’incontro senza mettere da parte ciò che si è e ciò che si difende.
Il dialogo, la ricerca della ragione fra due diverse posizioni, deve essere un atto di generosità, di amore e di carità cristiana, comprendendo che verità e giustizia sono valori da ricercare, non proprietà di una delle due parti”.
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Che queste riflessioni offerte da due anziani protagonisti del nostro tempo possano trovare proseliti in avvio dell’anno nuovo.
Claudio Molinari