Attività poliedrica per la città: ricordando il maestro Mario Matteotti.
Si chiude, dunque, ad età veneranda la vicenda terrena del maestro Mario Matteotti. Lo ricordo,…
martedì, 3 Dicembre 2024
Si chiude, dunque, ad età veneranda la vicenda terrena del maestro Mario Matteotti. Lo ricordo,…
In questi ultimi giorni è tornato di attualità stringente il tema del teatro, per la sconcertante notizia della rinuncia da parte della Amministrazione comunale a proseguire i lavori per la sua costruzione, prevista da tempo nel contesto della ristrutturazione del Palazzo dei congressi e di consolidamento in esso della struttura di quello che fu il famoso ‘tendone’ denominato Palameeting.
Correva l’anno 2009, era il 4 dicembre ed illustravo in Consiglio comunale la mia relazione introduttiva al dibattito sul bilancio di previsione per il nostro Comune per l’anno 2010, ultimo della mia consiliatura.
La relazione si trova, nella sua interezza, agli atti del Comune. Mi limito qui a riproporne uno stralcio, ricavato dal capitolo intitolato appunto: Palazzo dei congressi e teatro comunale.
“””È la prima volta da decenni che in provincia si può progettare un teatro di queste caratteristiche (confronta Oss Noser, qui in Consiglio).
Una sala teatrale è fungibile in sala congressuale, viceversa la cosa è ben più complicata (l’esperienza della sala ‘dei mille’ è lì a dimostrarcelo da trentotto anni).
Il teatro comunale sarà collegato funzionalmente al complesso del Palazzo dei congressi.
Sarà gestito dal Comune direttamente o attraverso una sua società di servizio, con chiarezza negli usi e nei pagamenti.
Così come non immagino, responsabilmente, che il palazzetto dello sport possa essere usato per allenamenti delle squadre giovanili (abbiamo abbondanza di palestre), altrettanto non immagino che il teatro possa essere usato per assemblee di associazioni o per le prove di compagnie amatoriali (abbiamo abbondanza di sale): credo, piuttosto, che possano trovarvi adeguata accoglienza le stagioni teatrali primaria, amatoriale, scolastica; le stagioni concertistiche; Musica Riva Festival; il concorso Zandonai (per citare alcuni eventi attualmente in essere: un domani saranno altri); ma poi un teatro comunale siffatto potrà richiamare una programmazione stabile della orchestra regionale Haydn; potrà ospitare proposte teatrali di circuiti nazionali, in collaborazione con il Centro servizi culturali S. Chiara di Trento; potrà ospitare eventi culturali di qualità e di richiamo, anche in collaborazione con i Comuni gardesani; ovvero promozioni di vario tipo e natura connesse alle nostre peculiarità.
Insomma, una struttura riferibile a quella qualità, della quale continuiamo a dire e a sentir dire che anche il turismo rivano ha bisogno: e la cultura è per noi, come per tutta Italia, un fondamentale biglietto da visita e un fattore di incremento della ospitalità.
Senza contare le potenzialità esterne della torre scenica, schermo cinematografico estivo, per un cinema all’aperto in posizione invidiabile.
E sull’altezza della torre scenica: nel Mille i rivani eressero il mastio della Rocca; nel Millecinquecento sopraelevarono la Torre Apponale; ma veramente nel Duemila non possono alzare una terza torre (di altezza di molto inferiore alla Apponale) per marcare un ulteriore momento, senz’altro più tranquillo, della loro storia?”””
Fin qui la citazione di quell’ormai antica relazione a bilancio.
Su alcuni dettagli si può certamente dissentire, ma mi permetto di ribadire che un teatro è essenziale per completare quel circuito di strutture culturali che già connotano la nostra città: il Museo in Rocca, la Biblioteca civica a Palazzo Lutti Salvadori, il connesso Archivio comunale, il Conservatorio di musica; è necessario per integrare il circuito monumentale, testimone di duemila e più anni della nostra storia; è necessario per avvalorare l’impegno delle associazioni culturali; è necessario per ampliare le proposte formative del nostro sistema scolastico aprendolo ad offerte di livello nazionale; è necessario per ospitare le manifestazioni e gli eventi che citavo in quella relazione.
L’identità culturale della nostra città non si misura solo sulle proposte connesse allo svago, oso sperare, ma ha radici piantate nel vasto quadro che ho appena descritto e si nutre di storia vissuta e di interessi poliedrici da sostenere, promuovere e costantemente ampliare.
E, come dicevo già allora, cultura è anche quanto richiede, oggi, un turismo maturo.
Sull’elemento identitario ricordo che in almeno un paio di occasioni il mio successore (e già mio vicesindaco) rivendicava il teatro come terza struttura costitutiva del nucleo di una città, assieme al Municipio e alla chiesa. A proposito di Mosaner, non posso che condividere quanto da lui ricostruito ed affermato nella intervista a questo giornale dell’altro ieri.
Posso solo aggiungere che da cittadino interessato al tema, mi ero premurato sin dagli albori di questa consiliatura di favorire un contatto fra l’assessore alla programmazione urbanistica e l’antico direttore del Centro servizi culturali ‘S.Chiara’, Franco Oss Noser, che già aveva -come è noto- relazionato anche in Consiglio comunale circa le motivazioni per la costruzione di un nuovo teatro e circa alcune soluzioni tecniche. Questi contatti risalgono all’autunno inverno del 2020.
Gli esiti emersi in questi giorni non sono evidentemente in linea con quanto ho espresso sin qui.
Mi dolgo, soprattutto, dell’atteggiamento dell’Amministrazione, che appare rinunciatario su tutta una serie di fronti, che hanno riguardo a strategie di futuro: per esempio palazzetto dello sport e Palafiere, oltre a teatro comunale e Palazzo dei congressi.
Forse ci vorrebbe un colpo d’ala nei confronti della Provincia autonoma e delle sue programmazioni. E ci vorrebbe anche attenzione, a mio personale avviso, nei confronti del Comune di Trento, che sta adottando strategie ‘pigliatutto’, forse non proprio in linea con un equilibrio tra i diversi ambiti territoriali trentini.
Claudio Molinari
(testo consegnato al giornale L’Adige il 12 gennaio 2023)