A proposito. “Caro giovane amico. . . . Guardo la stalla di Betlemme…
Il Museo Alto Garda (MAG) fra passato e futuro.
(Su cortese richiesta di un giornalista del periodico locale ‘La Busa’ ho inviato lo scorso 24 gennaio il testo che segue, intitolandolo ‘Pensieri sul MAG‘)
—
Penso che il Museo Alto Garda sia una delle migliori opportunità di consolidamento identitario e di crescita culturale della nostra zona, come può meglio di me ricordare il dottor Ruggero Morandi, già Sindaco e assessore di Arco.
La collaborazione fra i due Comuni di Arco e di Riva del Garda ha trovato un tempo di particolare sviluppo proprio quando si è cominciato il percorso di raccordo istituzionale in settori strategici quali quello della cultura (oltre al MAG, anche la Scuola musicale – SMAG), nonché quello dei tributi (GestEL srl), della Polizia locale, del servizio di trasporto pubblico urbano e così via.
Riva del Garda radica la vicenda del Museo Civico nell’impegno volontario -nel corso di vari decenni del secolo scorso- di personaggi generosi e qualificati, da don Virginio Sztaronj a don Teodoro Pouli, da Giacomo Vittone (il ‘Pictor Dominicus’) al maestro cav. Mario Matteotti, con numerosi collaboratori, per i quali cito solo l’appassionato Riccardo Pinter. La Rocca non fu solo luogo espositivo, ma anche creativo: vi ricordiamo gli studi almeno del prof. Luigi Pizzini e del prof. Aroldo Pignattari. Il secondo dopoguerra fu stagione ricca di attività sotto il profilo storico ed artistico.
Negli Anni Ottanta del secolo scorso fu proprio il cav. Matteotti, divenuto Sindaco, a volere istituzionalizzare il Museo con l’assunzione nella pianta organica del Comune della figura del Direttore del Museo Civico. Nella mia veste di Sindaco e di assessore alla Cultura mi sono avvalso, in tempi e con ruoli diversi, delle competenze di Marina Botteri, Gianni Pellegrini e Monica Ronchini, operativi assieme ad un ridotto, ma attivo e partecipe gruppo di collaboratori e collaboratrici.
C’è stata poi la evoluzione verso il Museo Alto Garda, con le sedi di Arco e di Riva del Garda, ora con un giovane e, mi si conferma, valido ed impegnato Direttore.
Le Amministrazioni comunali delle due città hanno optato, nell’ultimo decennio, per l’ulteriore passaggio istituzionale di dare un organo direttivo al MAG, nella forma di un Consiglio di amministrazione, lasciando alle due Amministrazioni subentrate con le ultime elezioni il compito di nominarlo e di indicargli le direttive di azione. È cronaca di queste settimane anche qualche difficoltà di rapporti nella delicata fase di individuazione, in particolare, del Presidente del MAG.
Spenderei una parola, anzitutto, per complimentarmi con i due Sindaci per l’indicazione dei quattro altri consiglieri di amministrazione: persone di diverse competenze, ma sicuramente dotate di attenzione al nostro territorio altogardesano e, quindi, più che adeguate per garantire la prosecuzione di quel percorso di fondo del MAG, che valga a consolidare la conoscenza storica e la promozione culturale nei settori tradizionalmente qualificanti di un Museo del territorio.
Abbiamo già capito dalle prime indicazioni di programma per questo 2022 e per il 2023 che l’indirizzo del Presidente Vittorio Sgarbi è quello di una valorizzazione degli spazi espositivi con mostre di presumibile forte richiamo, che manterranno un collegamento con l’area germanica quest’anno e con l’area gardesana l’anno prossimo. Credo che l’intero Consiglio di amministrazione possa trovare negli stimoli offerti dal Presidente un’occasione per operare una sintesi di buon livello con quel percorso di fondo, al quale accennavo sopra, che penso debba mantenersi come elemento pur sempre qualificante, nello specifico, del MAG.
D’altronde la cultura è anche sforzo di proposizione e di sintesi, è sfida intellettuale. E questo nostro territorio ha proprio la duplice vocazione a raccontarsi per quello che è stato ed è, ma anche ad aprirsi alla contaminazione artistica e culturale, esperienza inevitabile in un’area turisticamente così frequentata.
Personalmente ho avuto occasione di incontrare Vittorio Sgarbi una sola volta. Fu all’inaugurazione del MART (del quale oggi è egli stesso pure Presidente): ero allora assessore provinciale alla cultura e facevo gli ‘onori di casa’ assieme al Presidente della Provincia Lorenzo Dellai. Quando arrivò il Ministro Urbani (era uno dei governi di Berlusconi) scesero tutti nel teatro per la cerimonia.
Io mi trattenni nell’atrio per accogliere il Sottosegretario, che era proprio Sgarbi: al suo arrivo fece cadere subito l’invito a partecipare alla cerimonia. E lì ebbi la prova del suo peculiare modo di agire: mi prese sottobraccio e mi chiese (per meglio dire, mi impose, sia pure garbatamente) di accompagnarlo a visitare la mostra inaugurale. Così passammo davanti ai custodi e salimmo ai vari piani, mentre di sotto proseguiva la cerimonia con i discorsi delle autorità. Per mezz’ora passammo da un quadro all’altro, con Sgarbi che sollevava gli occhiali per guardare da pochi centimetri di distanza i particolari dei dipinti, con un profluvio di commenti e spiegazioni su autori e periodi artistici. Devo pur dire che fu un’esperienza fuori dal comune, anche per densità di concetti e riflessioni.
Questo è il personaggio: comunque si voglia giudicare la scelta di porlo alla presidenza del MAG, penso valga il principio di giudicare la sua azione dai risultati specifici ottenuti nel ruolo, piuttosto che da pregiudizi politici o personali (che pure egli fa ben coltivare negli interlocutori). Sperando, naturalmente, che egli sappia comunque leggere la nostra realtà offrendo stimoli utili all’incremento del valore culturale del nostro Museo dell’Alto Garda.
Con riserva di integrare la riflessione fra qualche mese, alla prova dei fatti.
Claudio Molinari